Alzheimer: il ruolo della PET nella diagnosi precoce
Milano, 18 luglio 2017 – Due specifiche tecniche di neuroimmagine, la FDG-PET e la PET-amiloide, sono in grado di individuare in anticipo le persone con deterioramento cognitivo lieve che in futuro potrebbero sviluppare la demenza di Alzheimer. È il risultato di uno studio condotto dai ricercatori dell’Unità di Neuroimmagine molecolare e strutturale in vivo nell’uomo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele in collaborazione con il Karolinska Institute di Stoccolma, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Alzheimer’s Disease. “Abbiamo preso in esame una serie di pazienti con disturbi cognitivi lievi e analizzato con specifiche tecniche di neuroimmagine – rispettivamente la FDG-PET e la PET-amiloide – l’attività dei neuroni e l’eventuale accumulo di una proteina, la beta-amiloide, associata alla malattia di Alzheimer” spiega Daniela Perani, professoressa di Neuroscienze dell’Università Vita-Salute San Raffaele e capo dell’Unità di Neuroimmagine molecolare e strutturale in vivo nell’uomo. “Entrambe le tecniche si sono dimostrate accurate nel predire la futura comparsa della demenza, che si è manifestata nei pazienti risultati positivi a entrambe le valutazioni. I soggetti individuati non a rischio, invece, sono rimasti stabili” continua l’esperta. “Queste tecniche di neuroimmagine potrebbero essere dunque uno strumento diagnostico e prognostico per individuare o escludere il rischio di sviluppare la demenza”.
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Se le cellule del sistema immunitario imitano i neuroni
Milano, 17 luglio 2017 Una ricerca apparsa sulla rivista Nature dimostra che anche alcuni tipi di cellule del sistema immunitario comunicano attraverso la dopamina, un neurotrasmettitore, accelerando la produzione di anticorpi nel caso di un’infezione virale o batterica. Il lavoro è di un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, in collaborazione con l’Australian National University di Canberra, coordinati rispettivamente dal professor Claudio Doglioni, direttore dell’unità di Anatomia e Istologia patologica e dalla professoressa Carola Vinuesa, direttrice del dipartimento di Immunologia. Questa scoperta apre la strada allo sviluppo di nuove terapie che mirano a utilizzare questo canale di comunicazione per frenare o accelerare la risposta immunitaria, con possibili impieghi nel campo delle malattie infettive e di quelle autoimmuni.
Per maggiori informazioni leggi il comunicato stampa.
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Il ruolo del flora batterica intestinale nella sclerosi multipla
Milano, 13 luglio 2017 – Nell’intestino dei pazienti colpiti da sclerosi multipla recidivante-remittente, nelle fasi che precedono la riattivazione della malattia, si osserva un’alterazione della flora batterica intestinale e una corrispondente proliferazione di un tipo di globuli bianchi che sappiamo essere implicati nello sviluppo della malattia. Queste le conclusioni di uno studio firmato da un gruppo di ricercatori dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e pubblicato su Science Advances. Il lavoro, coordinato da Marika Falcone, della Divisione di Immunologia, trapianti e malattie infettive, e da Vittorio Martinelli, neurologo del Centro Sclerosi Multipla, è stato possibile grazie al sostegno di AISM e della sua Fondazione (FISM). I risultati, che dovranno ulteriormente essere confermati da studi futuri, suggeriscono un ruolo importante dell’intestino nell’evoluzione della malattia neurodegenerativa.
Per maggiori informazioni leggi il comunicato stampa.
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A Daniela Maria Cirillo il Gardner Middlebrook Award 2017
In occasione del congresso della European Society of Mycobacteriology, tenutosi dal 25 al 28 giugno in Croazia, la dottoressa Daniela Maria Cirillo, a capo dell’Unità di Patogeni batterici emergenti dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e direttrice del Centro di collaborazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la diagnosi di tubercolosi, è stata insignita del prestigioso Gardner Middlebrook Award 2017 per il significativo contributo nella ricerca sulla tubercolosi, una malattia che ancora oggi colpisce ogni anno 10 milioni di persone al mondo. “È un onore per me ricevere questo riconoscimento, che corona tanti anni di impegno della nostra Unità sia nella ricerca in questo campo sia nella collaborazione con l’OMS per migliorare le capacità di diagnosi di tubercolosi nei paesi dove la malattia è endemica” dichiara la dottoressa Cirillo.
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